Una dei titoli che più mi è piaciuto creare all'interno di Parliamo di Marketing: essere scelti in un mondo di scelte è:
se scegli di non occuparti del tuo brand, lo faranno gli altri.
Occorre considerare che il brand, secondo l'approccio di Seth Godin , è tale solo nella mente del nostro cliente, come somma di informazioni ed emozioni che, considerate nella loro globalità, impatteranno sulla sua scelta e sulla disponibilità a pagare un premium price per un prodotto.
Il brand quindi è un elemento chiave che esiste nella mente del nostro cliente.
Assumendo questa prospettiva, ciascuna impresa non potrà creare il proprio brand...ma dare il proprio contributo a tale processo strategico attraverso la attenta e coerente gestione della propria identità di marca. Definita tale identità, infatti, occorre che ogni azione intrapresa sia poi funzionale all'obiettivo di creare un brand nella mente del nostro cliente che possa permetterci di essere scelti, sapendo che, verso questo obiettivo, occorre considerare anche tutto ciò che il mondo dirà di noi.
Gestire la nostra identità, senza delegarla, è quindi un elemento chiave della creazione del nostro brand.
Tale processo vale anche se consideriamo la dimensione del personal brand: ciascuno di noi potrà definire e gestire la propria identità, sapendo che però nella mentre dei nostri interlocutori, il nostro personal brand sarà frutto anche dell'impatto che il passaparola su di noi avrà avuto nella loro mente.
Agli albori del Pandoro Gate di Chiara Ferragni, c'eravamo fermati a riflettere su come alla base vi fosse un importante errore di marketing da parte dell'azienda di pandori: delegare completamente ad altri (l'influencer) la gestione della propria identità attraverso la definizione totale (cosi si dice) del contenuto della comunicazione.
Fonte: Talkwalker.com
Dopo un iniziale video di scuse (molto discusso e sbagliato da tanti punti di vista), Chiara Ferragni (e il suo team) hanno scelto il silenzio. Ed il mondo è esploso.
Il mondo è esploso perchè gli hater hanno trovato terreno fertile, perchè questa cosa ha toccato corde che hanno scatenato una reazione social e sociale quasi inspiegabile..... capaci certamente di intaccare negativamente il brand Chiara Ferragni nella mente del pubblico.
Il silenzio poteva essere una strategia attuabile in una prima fase, nella speranza che questo fenomeno andasse sfumandosi e scivolasse in un oblio che non è arrivato. Anzi. Si è dimostrato più una valanga che continua a crescere, trasformando Chiara in un simbolo che va al di là della sua persona.
Ecco perchè Chiara deve parlare: ora è il momento di ricominciare a gestire il prorio brand.... per evitare lo stesso errore iniziale di Balocco, e di chiunque lasci gestire agli altri il proprio brand... che oggi è un asset irrinunciabile nella scelta del cliente.
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