La Tata Nano: "the cheapest car in the world"


Ancora oggi, nelle affollatissime strade indiane, non è difficile vedere motorini affollati da 4 o 5 persone (bambini compresi) che cercano, in qualche modo, di spostarsi in un denso traffico di altri motorini, qualche auto e animali. 

Nel 2003 il patron della Tata  (celebre brand indiano) decise di dare il suo contributo impegnandosi nello sviluppo di una piccolissima e sicura auto alla portata della numerosissima classe media della popolazione indiana.  Nel 2009 vide la luce la nuova Tata Nano (mentre l'azienda era impegnata nell'acquisizione di Jaguar e Land Rover). Gli ingegneri Tata lavorarono ad una vettura ispirata ad un principio importante: quello che ciò che non c'è non si rompequello che non c'è non pesaquello che non c'è non costa. È quindi nata un'automobile che, seppur moderna, aveva caratteristiche molto simili ai modelli europee di 30 anni prima ma nel rispetto delle più recenti normative sulle emissioni di diossido di carbonio (wikipedia).

Si creò molta attesa attorno a quest'auto, con la convinzione di poter raggiungere obiettivi importanti di vendita (vista l'oceanica dimensione del target), alimentati da oltre 200.000 preordini.

Le dimensioni, l'allestimento spartano e, soprattutto, i bassissimi stipendi pagati alle maestranze indiane, permisero di realizzare l'auto con costi sorprendentemente bassi: la vettura venne lanciata sul mercato a 100.000 rupie (meno di 1.500 euro) in prevendita.   


Foto fonte Repubblica.it

L'auto venne lanciata sul mercato come "l'auto più economica al mondo".

In poco tempo, però, le vendite subirono un brusco rallentamento, fino a scendere a poche centinaia di auto vendute al mese.... perchè? 

Tra i vari elementi, si può considerare l'errore legato a questo posizionamento. 

Il posizionamento rappresenta la promessa di valore che si intende fare al proprio target di pubblico e "l'auto più economica al mondo" non era una promessa attraente per una classe media numerosa, ma economicamente in crescita, che vedeva nell'auto un elemento di status e non un oggetto capace di certificare la propria limitata capacità di spesa.

Una maggiore attenzione alla cultura indiana avrebbe permesso di cogliere come vi sia una forte attenzione allo status e alla necessità di segnalare l'appartenenza ad una determinata classe sociale. 

Tale promessa di poco interesse venne poi aggravata da alcuni incidenti dell'auto che attirarono l'attenzione dei media compromettendone la reputazione. 

Pochi anni dopo, l'auto venne ritirata. 


Cose da imparare: 

il posizionamento deve essere rilevante per il cliente a cui ci si rivolge. 






Articoli: 

Repubblica 2008 

Al volante (2012)







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